Dopo aver lasciato Qasr Burqa rimonto sulla mia Hyundai a noleggio per tornare alla civiltà. Il mio amico mi fa segno di andare sempre dritto e di seguire la carreggiata segnate dalle altre auto. Verso il sole. Così, dopo un’oretta di nuvoloni di polvere, dovuti al fatto che ho montato il ruotino di scorta e quindi la sabbia si infila nello spazio sotto il parafango, arrivo sulla strada asfaltata e raggiungo Ar Ruwayshid, in cerca di un gommista per farmi sistemare la ruota tagliata. Il proprietario se ne sta seduto su una vecchia poltrona a guardare una vecchia soap-opera in una vecchissima televisione con sbiaditi colori verdi. Gli faccio vedere il pneumatico: subito si mette all’opera, rattoppandolo. Ma vengono ancora fuori i fili di metallo interni; gli chiedo se posso stare tranquillo, se “no problem?” e lui mi assicura che no, “no problem”, almeno fino ad Amman.

Subito mi rimetto in marcia e riprendo la strada verso la capitale, ma ci saranno un paio di fermate nel mezzo.

La prima è a Qasr Amra.

esterno Qasr Amra, Giordania

esterno Qasr Amra, Giordania

 

La parola qasr significa “piccolo palazzo” ed è uno dei castelli del deserto più visitati dai turisti.

Qasr Amra, Giordania

Qasr Amra, Giordania

 

Costruito intorno all’ottavo secolo, effettivamente il complesso comprendeva un castello. Oggi ne restano solo le fondamenta ed una serie di stanze, presumibilmente usate come ritiro reale. Ma all’interno c’è dell’incredibile: una serie di affreschi in buonissimo stato di conservazione, tanto che il sito è patrimonio dell’umanità UNESCO.

Angelo e figura femminile nuda a Qasr Amra, Giordania

Angelo e figura femminile nuda a Qasr Amra, Giordania

 

Le immagini sono molto stravaganti: infatti raffigurano non solo scene di caccia, ma anche lo zodiaco, animali non originari della zona, un orso che suona e addirittura figure femminili nude.

Orso che suona, Qasr Amra, Giordania

Orso che suona, Qasr Amra, Giordania

 

Figure femminili nude, Qasr Amra, Giordania

Figure femminili nude, Qasr Amra, Giordania

 

Presumo che i califfi non ci venissero solo per cacciare…

Lascio il sito e dopo una mezz’ora di guida arrivo a Qasr Kharaneh.

Qasr Kharaneh, Giordania

Qasr Kharaneh, Giordania

 

La funzione di questo posto non è tutt’ora chiara. Infatti la struttura non ne fa supporre un utilizzo militare e la mancanza di fonti d’acqua nelle vicinanze e la sua lontananza dalle rotte principali non fanno nemmeno pensare che fosse un caravanserraglio.

Interno Qasr Kharaneh, Giordania

Interno Qasr Kharaneh, Giordania

 

Questo signore invece è il custode:

Custode Qasr Kharaneh, Giordania

Custode Qasr Kharaneh, Giordania

 

E quando esco dal “castello” mi aspetta uno spettacolo eccezionale: l’arancio del tramonto va ad abbattersi sulle mura di sabbia cotta, generando  questo effetto dorato:

Tramonto su Qasr Kharaneh, Giordania

Tramonto su Qasr Kharaneh, Giordania

 

È ora di tornare ad Amman. Ma dopo solo una decina di minuti alla guida sulla statale perfettamente asfaltata sento uno scoppio, inizia ad uscire del fumo scuro da sotto l’auto che diventa instabile. Rallento e piano piano mi avvicino al ciglio. Ho già capito cosa sia successo.

E infatti è scoppiato lo stesso pneumatico, non è riutilizzabile, definitivamente. E sono sempre senza crick. Il mio tentativo di usare il piccolo avvallamento del bordo stradale però non riesce: provo ad infilare dei grossi sassi sotto l’auto per sollevarla, ma non basta, la ruota non viene fuori. Non mi resta che chiedere aiuto.

In piedi, ai limiti della carreggiata, faccio segno con le mani alle poche auto che passano, tutte dei mega suv bianchi, di fermarsi. Trascorrono 10 minuti, poi 20. Altri 20. Dopo quasi un’ora inizio a perdere le speranze, evidentemente i ricconi non sono molto disponibili. Quand’ecco che una rallenta, piano piano accosta. Ne vengono fuori tre ragazzi completamente vestiti di bianco, sorridenti. In un inglese molto basico mi chiedono cosa mi sia successo; gli spiego l’accaduto facendogli anche vedere la ruota e, a gesti, gli faccio capire che non ho il crick. In quel momento ho saputo che si chiama jack, in inglese. Ma non ce l’hanno nemmeno loro.

Allora due di loro mi aiutano a sollevare l’auto di peso ed il terzo rimuove il pneumatico ed infila il ruotino. Li ringrazio tantissimo “thank you, shukran!”, sorridono, mi rispondono “welcome, welcome, afwan” e vanno via.

In serata vado alla compagnia di noleggio dove faccio le mie rimostranze per le pessime condizioni delle gomme (battistrada consumatissimo) per ottenere il cambio di tutte e 4. Me lo fanno. Ovviamente ometto il giretto nel deserto…

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Al risveglio nel deserto (qui la precedente puntata), intorno alle 7, quando l’aria è ancora abbastanza fredda, mi metto all’opera per ripulire il mini accampamento, sistemo griglia, sacchetto di carboni, acqua e quant’altro nel bagagliaio e mi accorgo che… ho una ruota a terra.
Si, completamente sgonfia.

Non mi perdo d’animo: svuoto nuovamente il bagagliaio e prendo la ruota di scorta. Torno al bagagliaio per prendere il crick, ma non c’è. Sono senza crick.

A quel punto capisco che mi resta da fare solo una cosa: andare a piedi fino al paese e chiedere aiuto. L’acqua non mi manca (ne ho una ventina di litri) e non fa nemmeno troppo caldo; 25 km si fanno in 4 o 5 ore, penso, e basta andare a sud orientandosi con il sole appena sorto. Sistemo tutto nel bagagliaio, per la seconda volta, tranne 4 bottiglie d’acqua ed il mio zaino quando, all’orizzonte, scorgo una nuvoletta di polvere. Si avvicina. È un veicolo bianco, corre su un tracciato parallelo. Inizio a gridare e saltare agitando le braccia, muovendo il mio zaino colorato. La nuvoletta è sempre più vicina, é un pick-up! L’autista si accorge di me, cambia direzione tagliando in diagonale e mi si ferma davanti.

Dall’auto scendono un signore anziano, vestito con la tunica bianca e il keffieh, ed un ragazzo, forse il figlio o il nipote. Non conoscono una parola in inglese, ma gli mostro la ruota sgonfia e a gesti gli faccio capire che non ho il crick.

Subito il ragazzo prende il loro ed entrambi mi danno una mano a cambiare il pneumatico, che è praticamente tagliato. Li ringrazio, offro loro del succo di frutta e gli chiedo (diciamo così) quanto disti Qasr Burqa. L’anziano mi fa cenno di seguirli, mi ci portano loro, fantastico!

Dopo 5, al massimo 10 km, scorgo le nere macerie del fortino. Mancava davvero poco la sera precedente.

Qasr Burqa, Giordania

Qasr Burqa, Giordania

Fu costruito nel 3° secolo dai romani (sempre loro, sembra abbiano costruito dappertutto) allo scopo di proteggere una diga. Già, una diga nel bel mezzo del deserto, per abbeverare le carovane che transitavano tra la Siria e l’Arabia. Un’oasi artificale.

oasi Qasr Burqa

oasi Qasr Burqa

Successivamente divenne un monastero, durante il periodo bizantino. Quello che ne rimane sono appunto parti delle mura e blocchi di basalto. Ed un laghetto, sempre più piccolo, ricordo di antiche soste di cammelli, cavalli e uomini.

Ed ecco a voi i miei salvatori:

Il mio salvatore a Qasr Burqa

Il mio salvatore a Qasr Burqa

 

ragazzo arabo a Qasr Burqa

ragazzo arabo a Qasr Burqa

Nelle guide e suggerimenti che si trovano in giro, anche online, si consiglia di essere auto-sufficienti e pronti ad ogni situazione. Ma anche di andarci con qualcuno del posto e con una 4×4…
Eccola, la mia fuoristrada!

Hyunday

Hyunday

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